Ci sono dischi empatici, dischi che diventano amici, e poi ci sono gli altri e tra loro ci sono sicuramente delle piccole differenze, un certo nonsoch? che rende un disco apparentemente senza senso, un disco vibrante e vitale. Nonostante, o forse grazie alla sua cinica disperazione, la musica di MATT ELLIOTT non prende mai connotati morali, ma al contrario, crea un dialogo compassionevole con lascoltatore, che si immerge totalmente nelle melodie. Tutti i dischi di Matt Elliott sembrano avere un legame empatico gli uni con gli altri. Farewell to All We Know ? un istante classico basato sul magistrale piano e i superbi arrangiamenti di David Chalmin, il sensibile violoncello di Gaspar Claus e linsinuante basso di Jeff Hallam (che ha suonato con Dominique A e John Parish). C? una chiara forma
Ci sono dischi empatici, dischi che diventano amici, e poi ci sono gli altri e tra loro ci sono sicuramente delle piccole differenze, un certo nonsoch? che rende un disco apparentemente senza senso, un disco vibrante e vitale. Nonostante, o forse grazie alla sua cinica disperazione, la musica di MATT ELLIOTT non prende mai connotati morali, ma al contrario, crea un dialogo compassionevole con lascoltatore, che si immerge totalmente nelle melodie. Tutti i dischi di Matt Elliott sembrano avere un legame empatico gli uni con gli altri. Farewell to All We Know ? un istante classico basato sul magistrale piano e i superbi arrangiamenti di David Chalmin, il sensibile violoncello di Gaspar Claus e linsinuante basso di Jeff Hallam (che ha suonato con Dominique A e John Parish). C? una chiara forma di alchimia, eppure emergono le solite atmosfere e scenari ? la Matt Elliott, la stessa folk music dellEuropa dellEst, lunghi brani che si prendono tutto il tempo del mondo. Tutto ? come sempre ma ? anche trasfigurato. Creando una musica purificante e quasi nuda, il lavoro di Matt Elliott ? diventato ancora pi? delicato, senza perdere un briciolo della sua sferzante energia. ? 1. WHAT ONCE WAS HOPE ? 2. FAREWELL TO ALL WE KNOW ? 3. THE DAY AFTER THAT ? 4. GUIDANCE IS INTERNAL ? 5. BYE NOW ? 6. HATING THE PLAYER, HATING THE GAME ? 7. CAN'T FIND UNDO ? 8. ABOULIA ? 9. CRISIS APPARITION ? 10. THE WORST IS OVER
Ci sono dischi empatici, dischi che diventano amici, e poi ci sono gli altri e tra loro ci sono sicuramente delle piccole differenze, un certo nonsoch? che rende un disco apparentemente senza senso, un disco vibrante e vitale. Nonostante, o forse grazie alla sua cinica disperazione, la musica di MATT ELLIOTT non prende mai connotati morali, ma al contrario, crea un dialogo compassionevole con lascoltatore, che si immerge totalmente nelle melodie. Tutti i dischi di Matt Elliott sembrano avere un legame empatico gli uni con gli altri. Farewell to All We Know ? un istante classico basato sul magistrale piano e i superbi arrangiamenti di David Chalmin, il sensibile violoncello di Gaspar Claus e linsinuante basso di Jeff Hallam (che ha suonato con Dominique A e John Parish). C? una chiara forma